Cheratite microbica: un agente "segreto" potrebbe proteggerci


Nonostante i materiali e i design nelle lenti a contatto morbide abbiano ricevuto nel tempo un’evoluzione tecnica e tecnologica tale da permetterne la diffusione con crescita esponenziale, l’incidenza della patologia non è purtroppo diminuita.
A darne la comunicazione, supportata da dati statistici, è stata Fiona Stapleton, responsabile della School of Optometry and Vision Science all’Università del New South Wales, asserendo che il numero di nuovi casi di cheratite microbica non è significativamente diminuito e la responsabilità di tale fenomeno può essere ricondotta a porto eccessivamente prolungato durante il giorno, se non addirittura continuo e notturno, e ad un inappropriato regime manutentivo una volta dismesse le lenti a fine porto.
Anche l’inosservanza delle frequenze di rimpiazzo delle lenti, nonché la cura del contenitore in cui vengono rialloggiate per il ricondizionamento periodico sono alla base della maggior parte dei casi di aggressione microbica. In particolare, sembra che proprio questi ultimi due punti possano essere i maggiori artefici della particolare forma infettiva che, per la sua estrema gravità, può comportare serie conseguenze alla superficie corneale, principale lente dell’apparato visivo.
Le lenti a contatto, come Medical Device, dovendo essere applicate sulla superficie oculare, devono essere preservate da una possibile contaminazione batterica. Recentemente, proprio a tal proposito, è stato depositato un brevetto per la produzione di lenti a contatto con uno speciale rivestimento antibatterico. Anche se questa contromisura verso una possibile contaminazione di una lente a contatto può sembrare ovvia, in realtà, non è così scontato che l’agente antibatterico possa integrarsi con la matrice polimerica di una lente senza che vengano alterate le principali condizioni di comfort che l’occhio richiede nell’indossarle.
Molti produttori sono passati attraverso svariati metodi di controllo da contaminazioni batteriche, applicando alle lenti sostanze come la lactoferrina, antibiotici, fenoli di vario tipo o alcoli. Gli autori di questo rivoluzionario metodo, recentemente brevettato, sono certi dell’efficacia della loro intuizione provvedendo a garantire maggior sicurezza al portatore difendendolo, durante l’utilizzo di una lente a contatto, da un’ampia varietà di microbi. Inoltre, questa utilissima novità promette di essere estremamente economica e, quindi, non dovrebbe incidere sul prezzo finale della lente a contatto.
Non si conoscono ancora le tempistiche con cui questa interessante procedura potrà vedere la luce in un utilizzo su vasta scala ma, considerando la velocità con cui l’industria evolve nella ricerca, si può immaginare che ciò potrà accadere sicuramente a breve.

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